Il clima relativamente mite di Genova si è rivelato propizio per la sopravvivenza, individuale prima, e per la formazione, in seguito, di nutrite colonie di pappagalli che è possibile udire ed osservare in disparate zone della città.
Da diversi anni chiunque alzi gli occhi al cielo della “Lanterna” non potrà non aver notato tale fenomeno, tanto vistoso da far meritare al capoluogo ligure il nomignolo di “città dei pappagalli”, esattamente come è successo, ad esempio, a Barcellona. Si tratta naturalmente di esemplari importati dai lontani paesi di origine e per svariati motivi fuggiti dalle gabbie o lasciati in libertà. Nel corso degli anni questi psittacidi superstiti si sono riuniti in coppie o piccoli stormi ed hanno iniziato a riprodursi.
Le prime colonie avvistate a Genova erano costituite da Parrocchetti monaci (Myopsitta monachus), famosi per la loro particolare adattabilità e resistenza ai rigidi inverni europei. Attualmente invece, a quanto riferisce la LIPU, la specie predominante pare essere il Parrocchetto dal collare (Psittacula krameri). Anche questo pappagallo è in grado di adattarsi molto efficacemente ai nostri climi e di trovare nutrimento adatto alle sue esigenze alimentari in regioni temperate come le nostre.
Non si tratta ovviamente di un fenomeno totalmente positivo, dato che i pappagalli entrano inevitablmente in competizione, specialmente nella scelta del nido, con le specie autoctone, soprattutto storni e picchi ed alterando quindi in qualche misura l’equilibrio dell’ecosistema.
Ancora più sorprendente risulta la presenza a Genova di alcune decine di esemplari di amazzone fronte blu, che, essendo un pappagallo originario della foresta amazzonica, dovrebbe risultare decisamente più vulnerabile dei parrocchetti ai nostri inverni freddi. Almeno in teoria.