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Come educare e addestrare un pappagallo

Pappagallo addomesticato

I pappagalli, come ogni altro essere vivente, sono il risultato di milioni di anni di evoluzione. Le loro caratteristiche rispecchiano le pressioni selettive a cui sono stati sottoposti e fanno di loro creature perfettamente adattate a vivere nel loro habitat, che sia la foresta pluviale amazzonica, la caatinga brasiliana o una verdeggiante isola del Pacifico.

Noi esseri umani che alleviamo i pappagalli in cattività pretendiamo di far vivere queste creature in un ambiente completamente diverso da quello per il quale si sono adattati. Per consentire loro di vivere in nostra compagnia è necessario pertanto provvedere alla loro educazione, e fornire loro la possibilità di imparare ad interagire in maniera per lo meno accettabile con la situazione innaturale nella quale li abbiamo posti.

Innanzitutto dobbiamo diventare coscienti delle profonde diversità che intercorrono tra noi, primati, e tra loro, uccelli.

Dal punto di vista della costituzione psicologica l’uomo è molto vicino alle caratteristiche di un predatore: vede qualcosa muoversi velocemente, e la sua attenzione è stimolata positivamente. E’ curioso e desidera l’immediata interazione con quel qualcosa. E’ l’istinto del predatore che generalmente vede assicurarsi un vantaggio quando percepisce qualcosa che si muove. Il pappagallo ha un punto di vista completamente diverso dal nostro: non è un predatore, ma una preda. Se vede qualcosa muoversi velocemente, quasi sicuramente si tratta di un pericolo e la sua reazione è sempre di paura, dato che la paura è ciò che ha consentito alla sua specie di sopravvivere in un mondo popolato di predatori. Il suo rapporto con elementi nuovi con cui entra in contatto è sempre improntato alla prudenza, al lento superamento della paura istintiva di tutto ciò che è potenzialmente ostile. La sua intelligenza è quindi di tipo quasi enigmistico, nel senso che presuppone un approccio circospetto e studiato alle situazioni nuove. L’esperienza più comune di chiunque abbia avuto a che fare con un pappagallo è quella in cui, avendo inserito un nuovo gioco nella gabbia, ci si rende conto che l’animale inizialmente ne è soltanto impaurito, ed impiegherà un tempo da noi ritenuto inutilmente esagerato per riuscire a considerare quel gioco nuovo qualcosa di non pericoloso e solo successivamente qualcosa di interessante con cui entrare in contatto.

L’uomo è un primate, ed esprime la propria affettività con il contatto, con l’abbraccio, con il desiderio di avvolgere e proteggere l’oggetto del proprio affetto. Per il pappagallo, sentirsi preso tra le nostre mani, avvolto da ciò che noi consideriamo un gesto affettuoso e rassicurante, significa essere stato catturato e trovarsi sul punto di essere ucciso. L’uomo istintivamente desidera rassicurare il pappagallo, accarezzarlo, fargli le coccole, ma perchè queste possano risultare gradite ed avere l’impatto emotivo che ci aspettiamo è necessaria l’educazione, la costruzione e la maturazione di un rapporto consapevole con l’animale e tutt’altro che superficiale.

Fortunatamente i pappagalli sono animali singolarmente intelligenti e sono dotati di spiccatissime capacità di apprendimento sociale. Sono cioè in grado di imparare semplicemente guardando ed osservando ciò che succede intorno a loro. Ed il loro ruolo di prede naturali li predispone a rivolgere all’ambiente che li circonda un’attenzione estrema. Avvicinatevi ad un pappagallo che non vi conosce e vi renderete conto che non vi toglierà mai gli occhi di dosso.

La costruzione del rapporto con il nostro pappagallo dipende da una considerazione di base molto semplice: per il pappagallo noi siamo ciò che facciamo, e non altro. La maggior parte di proprietari di pappagalli sono quasi esclusivamente dei dispensatori di cibo. Si avvicinano, mettono le mani attorno o dentro alla gabbia, armeggiano con beverini e mangiatoie, e ciò che deriva da queste azioni è la comparsa e disponibilità di cibo. Questo comportamento sicuramente genera un moto di fiducia, e piano piano il pappagallo imparerà a non spaventarsi quando ci avviciniamo. Ma si tratta di una fiducia incompleta, perchè rivestendo unicamente il ruolo di “mamma”, mancherà al nostro rapporto con l’animale il fondamentale ruolo di colui che si prende cura delle sue relazioni con gli altri e con l’ambiente. Essendo un animale sociale e gregario, il pappagallo ha un estremo bisogno di una figura di riferimento, ossia di un altro essere vivente che lo aiuti nella sua relazione con l’ambiente che lo circonda, che lo accompagni nell’esplorazione degli oggetti e delle situazioni che lui inizialmente percepisce sempre come potenzialmente pericolose.

L’apprendimento, come per gli esseri umani, procede molto favorevolmente attraverso il gioco e l’innata curiosità dei pappagalli e predisposizione ad apprendere giocando rappresentano la chiave di volta per entrare profondamente in contatto con loro. E’ fondamentale rendersi conto che vi sono differenti modi di giocare, che, semplificando, possono essere ricondotti a due fondamentali attività: giochi di competizione e giochi di collaborazione. Catturare l’attenzione di un pappagallo abbiamo detto che è estremamente facile. Meno facile invece è capire cosa gli piace fare. Quando decidiamo di dedicarci all’educazione del nostro volatile è sempre opportuno predisporre l’ambiente e cogliere il momento giusto. E’ necessario un ambiente tranquillo, che non distragga lo psittacide ma piuttosto lo tranquillizzi.

I pappagalli sono molto portati alla competizione, che raggiunge autentici picchi quando l’animale inizia a maturare sessualmente. Il suo rapporto con noi seguirà sempre la regola “noi siamo per lui ciò che facciamo con lui”. Pertanto proporgli sempre giochi di competizione, per quanto divertenti (come ad esempio contendergli un oggetto), sbilancerà il rapporto e ci troveremo ad avere a che fare con un animale in perenne atteggiamento di sfida. E’ importantissimo proporgli invece giochi di esplorazione e collaborazione: basta considerare l’infinita gamma di oggetti e di materiali che è sufficiente maneggiare in sua presenza mostrandoci interessati a ciò che facciamo per far sorgere nel pappagallo il desiderio di prendere l’oggetto. Molti oggetti lo spaventeranno e vanno allontanati, invece verso alcuni oggetti l’uccello mostrerà interesse. Osservare il linguaggio del corpo del pappagallo è fondamentale: se lui si protende avanzando con il becco è interessato, se indietreggia di fronte ad una situazione non bisogna insistere ma cambiare subito scenario distraendolo.
E’ possibile ad esempio manipolare davanti al pappagallo una serie di piccoli oggetti che lui possa afferrare con il becco: piccole pigne, gusci degli ovetti Kinder, dadi in legno, bastoncini del gelato da passeggio, cartocci, anime dei rotoli di carta igienica e qualsiasi oggetto non tossico o pericoloso abbiamo a disposizione. Sarà l’animale a scegliere senza forzature ciò che preferisce e starà alla nostra sensibilità far durare il gioco fino al punto in cui l’interesse per l’oggetto è ancora vivo prima che subentri la noia o la stanchezza. Vinta la diffidenza e ottenuto uno stato di relax e spensieratezza è possibile stimolare il pappagallo nascondendo ad esempio cibo che gradisce all’interno degli oggetti, in maniera che possa impegnarsi e divertirsi nel trovare la maniera di giungere al cibo.

E’ importante tenere presente il concetto di rinforzo positivo. Nell’educazione di un pappagallo il “no” e la “punizione” sono elementi da introdurre solo in casi “salvavita”, quando ci rendiamo conto che l’animale sta correndo un rischio. Qui sta la differenza tra educazione ed addestramento. Mentre l’addestramento tende a condizionare l’animale facendogli adottare comportamenti prestabiliti “pilotati” dall’alternanza di premio e punizione, una pedagogia funzionale si basa solo ed esclusivamente sulla costruzione: si lasciano “crescere i rami” indirizzandoli al benessere del pappagallo, non si “pota” mai. La punizione spaventa il pappagallo, stimola atteggiamenti di fuga, aggressività, conduce ad una riduzione delle attività ed alla comparsa di fobie difficilmente rimuovibili. Il “no” non fornisce informazioni, non aiuta l’animale a tesorizzare apprendimenti utili. Al contrario il premio e l’approvazione aumentano la voglia di interazione e la propositività e conduce all’arricchimento delle “mappe mentali”, fornendo al pappagallo strumenti utili per vivere nel mondo appoggiandosi all’interazione con il suo compagno umano.

Come educare e addestrare un pappagallo
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